I vini del casertano

Palagrello nero

E’ un vino affinato in barrique per almeno un anno. Si avverte, al naso prima e al palato dopo, una potete esplosione di aromi di frutta varia e pienamente matura; alla degustazione, i tannini provocano un forte “shock”. Nonostante ciò si crea un inaspettato bilanciamento che rende il vino fortemente strutturato. I palati esperti possono rilevare in questo vino una complessità e un dinamicità al di fuori di ogni aspettativa.

Scheda Tecnica
Tipo: Vino rosso
Zona di produzione: Colline Caiatine Ce
Terreno: Argilloso
Altitudine: 120 m
Resa per ettaro: 60/70 quintali
Tenuta: SS Giovanni e Paolo
Vitigno: Pallagrello Nero 100%
Vinificazione: Fermentazione a temperatura controllata in acciaio
Maturazione: 12 mesi di barriques
Affinamento: 12 mesi in bottiglia
Grado alcolico: 13,5 %

Palagrello bianco

E’ un vino affinato in barrique per almeno un anno. Si avverte, al naso prima e al palato dopo, una potete esplosione di aromi di frutta varia e pienamente matura; alla degustazione, i tannini provocano un forte “shock”. Nonostante ciò si crea un inaspettato bilanciamento che rende il vino fortemente strutturato. I palati esperti possono rilevare in questo vino una complessità e un dinamicità al di fuori di ogni aspettativa.

Scheda Tecnica
Tipo: Vino rosso
Zona di produzione: Colline Caiatine Ce
Terreno: Argilloso
Altitudine: 120 m
Resa per ettaro: 60/70 quintali
Tenuta: SS Giovanni e Paolo
Vitigno: Pallagrello Nero 100%
Vinificazione: Fermentazione a temperatura controllata in acciaio
Maturazione: 12 mesi di barriques
Affinamento: 12 mesi in bottiglia
Grado alcolico: 13,5 %

Falanghina

STORIA:
Vitigno a bacca bianca, più volte confuso con altri, le cui origini rimangono incerte; le notizie raccolte risalgono più o meno al 1825. Attualmente è diffuso prevalentemente in Campania e trova il suo habitat ideale nell’isola di Procida, nella zona dei Campi Flegrei e nel Sannio, dove forse era già coltivato in epoca romana. Una delle migliori qualità di quest’uva è che, qualunque sia la zona dove viene coltivata, il vino che se ne ricava conserva inalterate le sue caratteristiche organolettiche. E’ chiamata anche Fallanghina, Uva Falerna, Biancuzita, Falerno Veronese, Falanghina Verace. Ha foglia media o piccola, cuneiforme, raramente orbicolare, trilobata e meno spesso pentalobata; grappolo lungo o medio, di media grandezza e compatto, cilindrico o conico, con un’ala corta; acino medio, sferoide, regolare; buccia spessa e consistente, di colore grigio-giallastro, con buona presenza di pruina. La vigoria è buona e la produttività media e costante; matura nella seconda metà di settembre.

Colore: giallo paglierino tenue.
Profumo: elegante, fruttato e floreale con netti sentori di ananas, banana e pesca gialla intrecciati a ginestra e rosa e delicate note di salvia.
Palato: in bocca è equilibrato, piacevole, richiama appieno l’olfatto con l’aggiunta di sensazioni delicatamente ammandorlate.
Area di produzione: Vigneti della Tenuta di Rocca dei Leoni ubicati nei comuni di Torrecuso e Foglianise.
Natura del terreno: vulcanico con una buona dotazione di fosforo e potassio.
Vinificazione: in bianco, pressatura soffice, decantazione a freddo e fermentazione in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata di 18/20° C, per circa 20 giorni.
Affinamento: in acciaio inox per circa 3 me

Falerno del massico

STORIA:
E’ il vino più noto, più apprezzato e più costoso dell’antichità. Si può considerare il primo D.O.C. dell’enologia mondiale. Infatti gli antichi romani, che lo avevano in massima considerazione, usavano conservarlo in anfore chiuse da tappi muniti di targhette (pittacium) che ne garantivano l’origine e l’annata. Tibullo pregava – nunc mihi Gumosus veteris proferte Falernos – di avere subito una coppa di Falerno, vecchio e affumicato. L’origine del Falerno è avvolta nella leggenda: Bacco, sotto mentite spoglie, chiese ospitalità al vecchio Falerno; commosso dalla sua generosità fece nascere sulle pendici del Monte Massico viti lussurreggianti” (Silvio Italico).
Colore: rosso rubino profondo.
Profumo: ricco e complesso dal quale emergono tre diverse categorie di profumi; dalla frutta nera alle ciliege alle spezie, con noce moscata e cacao, alla floreale con evidenti note di viola.In retrolfazione torna il sentore di sottobosco con more e lamponi. Palato: armonioso con corpo eleganti e tannini ricchi ma non aggressivi. Mantiene le sensazioni espresse al naso.
Area di produzione: Tenute di S.Castrese – Sessa Aurunca.

Natura del terreno: vulcanico con una buona dotazione di fosforo, potassio e microelementi.

Vinificazine: Diraspapigiatura seguita da macerazione delle vinacce ad una temperatura di 25/26° C per circa 20/25 giorni. Durante la fermentazione si eseguono quotidianamente numerosi rimontaggi e delestages. Al termine della fermentazione alcolica ha luogo la fermentazione

Affinamento: una parte del vino, il 50%, affina in barriques di Allier, nuove per un terzo; il restante 50% riposa in tradizionali botti di rovere di Slovenia da 10 a 35 Hl, per un periodo di 10/12 mesi.

Asprinio di Aversa

Vini e vitigni autoctoni della Campania, l’Asprinio (tratto da www.vinoglocal.it)
Pubblicato da: Cosimo Ricciato – Mag 14, 2009 in Abbinamenti, Asprinio, Bianchi, Bollicine, Campania, Degustazioni

Il suo nome, Asprinio, ci porta subito a capire la sua caratteristica gustativa principale: l’asprezza, dovuta a una spiccata acidità intrinseca del vitigno, ma anche grazie al suo sistema di allevamento ad alberata.

L’origine
Vitigno autoctono a bacca bianca coltivato per la maggiore nella provincia di Napoli e Caserta, con il territorio del comune di Aversa il più vocato da sempre. L’origine è un pò incerta, ci sono tre possibili ipotesi che si fanno avanti: la prima a farsi strada, rivelatasi poi infondata è quella che l’Asprinio appartenga alla numerosa famiglia dei Pinot, importato in Italia durante la dominazione francese di inizio ‘800. La seconda opzione vuole che sia un’addomesticazione di viti selvatiche a opera degli Etruschi. Ultima e forse la più veritiera, basata su recenti studi che riconduce l’Asprinio a un biotipo del Greco di Tufo.

Caratteristiche del vitigno
Vitigno a bacca bianca, nella maggior parte dei casi franco di piede, si presenta con grappolo medio-grande a volte spargolo, acino medio di colore verde grigiastro dotato di buccia pruinosa mediamente spessa e abbastanza consistente. La sua produttività è regolare con maturazione intorno alla fine di settembre prima decade di ottobre. L’ Asprinio è uno di quei pochissimi vitigni che si coltivano con l’ausilio di un tutore vivo, in questo caso i pioppi o gelsi. Le piante vengono “accoppiate” all’albero crescendo e arrivando a una altezza di 15-20 metri. La vendemmia si effettua con l’ausilio di lunghe scale che permettono la raccolta dell’uva, rischiando anche parecchio se non si è esperti. La forma di allevamento cosi’ particolare denominata Alberata espansa aversana, concorre a dare dei vini carichi della componente acidità rendendoli quasi unici nel suo genere.

Denominazione e disciplinare di produzione
Aversa DOC, questa la sua denominazione di origine, concorrono nella produzione 22 comuni divisi tra la provincia di Caserta e quella di Napoli. Prodotto con l’85% min. di Asprinio, con una resa di 12t/ha, 10,5° di alcol min., presente nel disciplinare anche la tipologia spumante prodotta con il 100% di Asprinio e con l’alcol min. 11%. Sull’etichetta oltre alla DOC Aversa può essere citata la menzione vigneti ad alberata.

Degustazione: Asprinio d’Aversa 2007, Grotta del Sole
Vino che si presenta di un colore giallo paglierino con netti riflessi verdolini. L’olfatto è abbastanza intenso con sentori di mela verde, buccia di limone e di mandarino, erbaceo e con lievi profumi di erba limoncella, il tutto comunque risulta fine all’olfatto. Al gusto è un vino secco “forse il più secco che ci sia”, l’alcol resta poco percettibile grazie anche all’acidità spiccata e a una giusta mineralità percepita lievemente anche all’olfatto, chiude con un finale leggermente amarognolo e ammandorlato. L’ equilibrio è spostato verso le durezze per via della componente acida, intenso al gusto e abbastanza armonico.

Abbinamento
Queste sue caratteristiche olfattive e gustolfattive quasi “uniche e particolari” lo rendono molto interessante come semplice aperitivo o in abbinamento con i frutti di mare crudi (con questo abbinamento un fiume di Asprinio non basterebbe). L’Asprinio può essere abbinato alla classica pizza margherita, oppure a una succulenta Mozzarella di bufala campana DOP e con la tradizionale Mozzarella in carrozza. L’Asprinio d’Aversa 2007 in questione è prodotto dall’azienda Grotta del Sole di Quarto (NA), la quale mi ha fornito anche le immagini che hai visto in questo articolo.